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'I Giudizi di Sgarbi' di Vittorio Sgarbi

Vittorio Sgarbi La materia pittorica elaborata da Silvia Pisani è del tutto autonoma dalle correnti storiche alle quali, per altro, può essere associata.
In questa pittrice il pigmento sgorga con una precisa volontà di realizzare mondi alternativi e sostitutivi del magma caotico che appartiene all'espressionismo informale. Questa pittrice sa costruire una pittura di significato, che potrebbe essere letta in chiave spirituale, o addirittura esoterica. Le sue scansioni occupano uno spazio razionale dove convivono momenti diversi, che appartengono a momenti inconsci separati, e che non rispondono quindi a schemi precostituiti. La pittura di Pisani si relaziona in modo duplice con l'irreale, proponendosi da un lato come un astrattismo che allude alla spiritualità, e dall'altro ancorandosi alla concretezza del riconoscibile, e quindi esplicitando una denominazione nei titoli delle sue opere, che delimita volutamente gli spazi interpretativi della rappresentazione.
Silvia Pisani riesce ad esprimere una temporalità globale, dove il tessuto del passato confluisce in un presente continuo e solo apparentemente caotico. La matericità, che è l'aspetto più determinante della sua modalità compositiva, indica un'intenzione di approfondimento dell'inconoscibile. In questi lavori di indubbia raffinatezza, la pittrice non dimentica nulla e nulla trascura nell'adempimento della stesura cromatica, che si presenta intelligente e garbata. Amando i gialli, i neri e i bianchi, soprattutto con questi colori l'artista crea movimenti e momenti simbolici , che seguono il percorso visivo di una riflessione o la memoria di un evento. Nel contempo la tensione segnica e la forza ritmica relazionano l'espressione di una passionalità controllata. Il superamento dell'emotività si traduce pittoricamente nell'abile gioco fra luci e ombre, e nella scabrosità della superficie che coinvolge in una trama astratta e mentale l'intento naturalistico, da cui queste composizioni traggono origine. La poetica informale è per Pisani il mezzo comunicativo di una narrazione soggettiva e in parte autobiografica, dove l'esercizio della cultura pittorica definisce nuovi spazi, di volta in volta allegorici o significativamente aneddotici, evitando la deriva dell'irrazionale. L'artista agisce dunque in uno spazio concreto, dove la predisposizione narrativa si traduce in allusioni di immediata trasparenza, poiché l'elaborazione di ogni agglomerato materico e cromatico è il risultato razionale di un processo di trasformazione del reale, le cui tappe sono evidentemente ordinate in una sequenza premeditata all'ottenimento di una struttura compiuta e organica. La forza espressiva del colore è qui coniugata in frantumazioni e bagliori che si ricompongono in una spazialità definita che costringe i flussi segnici e cromatici verso il centro della tela, seguendo l'andamento ripiegato delle linee dinamiche. Questa modulazione dei ritmi cromatici può anche alludere a un allargamento verso l'esterno della tela, ma l'attenzione visiva resta sempre e ineludibilmente attratta dal fuoco centrale dell'immagine, suggerendo più l'idea di un'implosione vorticosa che di un' espansione spaziale. In realtà questo dato conferma visivamente l'intenzione introspettiva dell'autrice, e agisce sulla comprensione di chi guarda in tutta evidenza. Formalizzata più su una domanda che su un'affermazione, più sul ripiegamento riflessivo che nell'anarchia della fuga, questa sperimentazione non rappresenta dunque un momento di crisi della figurazione, ma piuttosto la ferma intenzione di scrivere visibilmente l'evidenza dell'indicibile.



Vittorio Sgarbi