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'La Sinergia come Futuro' di Alessia Locatelli

"Conosciamo la verità non solo con la ragione ma anche col cuore."
(Blaise Pascal)


Silvia Pisani mostra nella sua espressione artistica il connubio ideale tra concetto, cromia e segno.

E’ l’idea che infonde soffio vitale alle sue pitture. L’artista segue un’intuizione - elaborata nel suo manifesto del Movimento Neo-Relazionista - che la conduce con rigore verso la libera ricerca espressiva in relazione all’essere. Partendo dal concetto oggettivo che solo dal confronto e dalle sinergie possa scaturire il processo dinamico della trasformazione, il Manifesto dichiara la relazione quale tassello fondamentale per entrare in uno scambio osmotico con il Tutto. In questo contesto, l’artista si pone come mediatore capace di sentire la vibrazione universale e realizzare opere d’arte che siano strumenti di lettura per questa compassione universale. Segni e simboli archetipi affiorano alla sua memoria entrando nella tela.

L’arte sin dalle sue apparizioni arcaiche si è sempre posta come elemento capace di traghettare verso altri livelli di coscienza. Dai primi disegni propiziatori di animali ritrovati a Lascaux e in altre grotte europee, sino a correnti artistiche più recenti come il simbolismo, la figura dell’artista è sovente stata percepita come sciamano dal gruppo sociale di appartenenza. Joseph Beyus e, prima di lui, Wassily Kandinsky hanno instaurato con l’atto creativo un tale tipo di relazione. Il secondo artista in particolare, in alcuni passaggi del suo scritto “Lo spirituale nell’Arte” teorizza l’uso del colore quale strumento per acquisire livelli di coscienza superiori. La capacità del colore, attraverso la vibrazione di ogni singola tonalità e l’accostamento delle stesse, sarebbe duplice: ad un primo livello - quello della percezione estetica - si produce una sensazione fisica di piacere o disgusto; mentre uno studio approfondito dei colori e quello che emanano anche in quanto suono, permette ad un secondo livello di relazionarli psichicamente con la vibrazione intrinseca ad ogni essere umano, per creare una relazione unica tra opera e fruitore. E’ la combinazione tra forma e colore ed il ritmo della composizione ad esprimere tutto quello che l’artista desidera trasmettere. Nasce così l’Astrazione.

Silvia Pisani dipinge sia in astratto che figurativo e lascia che sia il colore, in perenne simbiosi con il gesto, a condurre lo sguardo nella profondità della tela, coinvolgendo i sensi tutti nella sua stesura, spesso agglomerandolo ad altri materiali come la sabbia, per rendere maggiormente materica la pennellata. Colori freddi o caldi, sempre disposti con una tavola cromatica che predilige i rossi, i gialli ed i blu, ma che sa rendere morbidamente un bianco lunare così come l’insondata profondità del buio.
Movimenti regolari ritmano la tela, pulsazioni di un cuore energetico che tutto avvolge. Il pennello crea spirali, vortici e - anche quando sono riconoscibili elementi di figurazione - è sempre la gestualità ripetuta, energica e vorticosa a dominare la visione. La pennellata è quella forte, pastosa e dinamica di Van Gogh mentre la morbida gestualità che accompagna la stesura del colore nei segni pieni e rotondi trova ancora la sua ispirazione in Kandinskij.
L’idea iniziale è dunque colta non nella sua espressione di chiusa progettualità razionale, bensì mediata dall’acquisita sapienza del gesto artistico.

Negli ampi spazi della galleria sono esposti alcuni lavori pittorici di varie dimensioni ed una Installazione. Nell’installazione è il concetto stesso della visione, quale elemento primario nella relazione, ad essere messo in discussione: l’entrata nella stanza si apre su una superficie di lenti multicolore disposte a spirale. Alle estremità, dei vasi contengono altre lenti decorate da un simbolo. Le lenti sono strumenti in diretta relazione con l’atto del vedere: attraverso esse è possibile mettere meglio a fuoco ciò che ci circonda, acquisendo una consapevolezza maggiore, oppure quegli stessi strumenti di visione possono occultare lo sguardo, celare il vero pensamento, diventare elementi di “chiusura” verso l’esterno, verso il diverso da sé.
In fondo alla sala un dipinto di grandi dimensioni – dal rappresentativo titolo di Volontà e Potere – incornicia l’installazione. Nella pittura un’aquila in primo piano (animale-archetipo nella sensibilità dell’artista) che nel suo atteggiamento di rapace, gli occhi coraggiosi ma aggressivi, ci fornisce una duplice interessante lettura dell’installazione. Se, per sua natura, il rapace è essere selvaggio e libero - volando ad altezze in cui può nitidamente osservare cosa accade in basso - nonché animale sciamanico simbolo di coraggio e forza per alcune comunità; nell’accezione occidentale e contemporanea l’aquila è simbolo di egemonia. Il rapace è divenuto sinonimo d’ingordigia, di sete insaziabile associata al potere.
Volontà e potere è dunque un lavoro pittorico che accostato all’installazione lascia al fruitore il “libero arbitrio” della sua scelta: di essere o meno un tassello nel movimento universale. L’atto di raccogliere casualmente dal vaso una lente con il simbolo è già un gesto di compartecipazione che apre verso l’idea di una relazione, uno sviluppo verso un essere umano consapevole ma anche libero di essere o non-essere il cambiamento che vorremmo vedere. I simboli sono elementi grafici ricorrenti nei lavori di Silvia Pisani, elementi che “arrivano” nel momento dell’atto creativo e che lei capta traducendo sulla tela, dando così - attraverso un lungo studio sugli stessi - un primo nucleo di significazione. In mostra anche un pannello con delle brevi spiegazioni, atte ad aiutare chi ha raccolto tali simboli a ritrovarsi e capire perché di quella scelta, apparentemente casuale, possa intrinsecamente contenere il suggerimento per un nuovo percorso di condivisione empatica.
Temiamo la diversità per riflesso incondizionato più che per approccio razionale, perché sappiamo per esperienza che solo attraverso una relazione con le differenze, la condivisione di opinioni contrastanti ci è possibile avvicinarci alla verità. La relazione è metamorfosi, è crescita, ed ogni crescita rimette in discussione le sue certezze per approdare a nuove forme di pensiero. Riprendendo la citazione iniziale di Blaise Pascal, la verità è cuore e ragione. Perché non sempre la ragione è allineata all’innata capacità di “sentire” dell’emozione. Allineare mente e cuore è dunque un inizio per un nuovo approccio alla vita. E quando entrambe vibrano all’unisono, la verità è più nitida ai nostri occhi. Silvia Pisani non porta al nostro sguardo solo una sua mostra personale, poiché tutto il suo lavoro è un percorso orientato verso l’osservatore nel tentativo di agevolarlo prima a capire, e poi a partecipare al concatenarsi di eventi che è la storia, individuale e collettiva.

Il lavoro di Silvia Pisani apre a concetti sinergici utili all’essere umano per intraprendere una nuova via. Quell’era di cambiamento tanto attesa in cui l’uomo, allontanandosi definitivamente dall’attrazione per le “cose basse”, diriga finalmente il suo pensiero verso un futuro di armonia collettiva che coinvolga i suoi simili ed il Cosmo tutto.